Per Mantova il fiume Mincio ha da sempre assunto un ruolo unico e significativo. Regolamentato sin dalla fine del XII secolo dall'ingegnere bergamasco Alberto Pitentino, il Mincio, dilatando il proprio corso in corrispondenza della città, entro gli argini dei laghi Superiore, di Mezzo e Inferiore, si distaccava dal corso principale in due rami: uno attraversa ancora oggi la città, congiungendo con evidente funzione regolamentatrice il lago Superiore all'Inferiore, l'altro, di cui oggi rimane solo il canale Paiolo Basso, che scendeva invece verso la bassura del Paiolo per ricongiungersi più a valle, poco prima di Pietole.
Un disegno che contribuì a delineare quell'aspetto di città d'acqua che a lungo ha costituito l'immagine di Mantova, documentata nelle cronache dei viaggiatori e nella cartografia storica, e che nei secoli le ha conferito la fama di città invincibile e fortezza inespugnabile. Il particolare ruolo difensivo da sempre attribuito alla città assunse un significato inedito all'inizio del XVIII secolo, quando, con l'annessione all'impero asburgico, a Mantova fu assegnato il ruolo di fortezza fondamentale per la difesa dei territori imperiali dell'Italia settentrionale. A metà del XVIII secolo l'ingegnere ufficiale Nicolò Baschiera scriveva: "…li laghi che la circondano l'hanno fatta considerare come la più forte Piazza dell'Italia; ordunque essendo l'acqua la sua principale difesa, è d'una indispensabile necessità l'esaminarla e con un ben ponderato criterio dedurne a quanto possa estendersi quella difesa…". L'ampio e articolato dibattito scaturito e che caratterizzò tutta la seconda metà del XVIII secolo si concluse di fatto con la conservazione e il perfezionamento del sistema difensivo esistente, scelta consigliata dalla volontà di continuare ad affidarsi all'efficacia della naturale e caratteristica forza difensiva di questa fortezza: le acque del Mincio. All'inizio del XIX secolo, quando, per mano dei francesi di Napoleone, la città pervenne al suo definitivo assetto difensivo, furono progettate e in parte realizzate complesse e moderne opere di fortificazione, concepite in stretta relazione e connessione con il sistema idraulico che da sempre caratterizzava la città. La regimentazione delle acque fu, infatti, ritenuta la chiave fondamentale per risolvere, oltre alle annose problematiche igienico-sanitarie relative all'insalubrità dell'aria, che si riteneva causata dal clima e dalle variazioni di quota che il Mincio subiva nel corso dell'anno, le questioni connesse alle mutate necessità difensive. Il nuovo piano prevedeva di conferire alle acque, che circondavano la città, un regime e un livello costanti e l'assetto di guerra ipotizzava Mantova come un'isola fluviale, circondata dai laghi Superiore, di Mezzo e Inferiore e dal bacino di Paiolo che doveva coprire l'intero fronte sud-occidentale della fortezza estendendosi fino all'abitato di Pietole per mezzo di una nuova diga da addossarsi all'antica strada per Pietole. Un'altra diga (diga Chasseloup, oggi Masetti) avrebbe invece costituito lo sbarramento del lago Inferiore in sostituzione della conca e del sostegno di Governolo troppo distanti dalla città. Un piano che avrebbe conferito a Mantova l'assetto di una moderna fortezza posta al centro di un esteso e complesso sistema idraulico, ma che a causa dei repentini mutamenti politici non fu completato. Ripreso dagli austriaci, fu modificato e integrato, quando la città assieme alle fortezze di Peschiera, Verona e Legnago divenne parte integrante del più ampio sistema difensivo del Quadrilatero. Nel 1866, l'annessione del Mantovano al Regno d'Italia, lo spostamento dei confini, le nuove esigenze territoriali e i nuovi orientamenti nella difesa nazionale, determinarono il progressivo esaurimento della funzione militare della città e del suo territorio. Questo si tradusse nella progressiva dismissione e demolizione di molte delle opere di difesa realizzate. Dalla fine del XIX secolo, infatti, il disegno della città moderna giustificò l'abbattimento di porte urbane, la demolizione delle fortificazioni, assieme alla definitiva bonifica dei terreni della valle di Paiolo, cancellando in parte l'immagine della città d'acqua e il disegno della città chiusa, compatta, della città-fortezza. Ad abbracciare Mantova rimangono le acque dei laghi Superiore, Inferiore e di Mezzo, quei laghi a cui la città voltò a lungo, metaforicamente, le spalle per il valore difensivo ricoperto nei secoli, per i problemi igienico-sanitari e per le periodiche e storiche inondazioni che essi cagionarono, oggi però riscoperti e valorizzati grazie al paziente recupero dei loro habitat naturali.