Nel suo tratto iniziale il Mincio scorre tra dolci catene collinari, punteggiate da specchi e piccoli corsi d'acqua, in un paesaggio che alterna armoniosamente centri abitati e cascine a campi coltivati, vigneti, boschi e prati aridi.
Un territorio che andò progressivamente a formarsi nel corso del periodo glaciale, che interessò l'Italia settentrionale in particolar modo tra il 600.000 e il 10.000 a.C.
In questo lungo periodo alcuni piccoli gruppi di cacciatori-raccoglitori paleolitici che popolarono le valli veronesi e bresciane scesero occasionalmente verso la pianura.
Fu tuttavia il definitivo ritiro dei ghiacci, avvenuto tra il 10.000 e l'8.000 a.C., a determinare le condizioni che favorirono i primi insediamenti umani stabili nel territorio morenico, anche se le tracce archeologiche più consistenti datano a partire dall'età Neolitica (VI/V millennio a.C. - fine III millennio a.C.).
La conoscenza e l'uso del rame furono in seguito alla base di un processo evolutivo che condusse a una profonda trasformazione culturale, culminata tra il 2.200 e il 2.000 a.C. (antica età del Bronzo) nella nascita dei primi villaggi palafitticoli nei numerosi bacini lacustri esistenti nelle conche intramoreniche; un nuovo mutamento del quadro culturale intervenne intorno al XVI sec. a.C., quando molti abitati su palafitte vennero abbandonati e altri furono trasformati o trasferiti bonificando superfici paludose.
Con la fine dell'età del Bronzo l'area collinare - che presentava una delle più elevate densità demografiche dell'intera Italia settentrionale - andò via via spopolandosi, forse a causa del verificarsi di condizioni ambientali sfavorevoli che dovettero perdurare a lungo.
Fu infatti solo con l'arrivo delle prime popolazioni celtiche, calate in Italia intorno al 388 a.C. (tarda età del Ferro) che il territorio morenico si rivitalizzò, grazie alla graduale infiltrazione di gruppi di etnia cenomane.
La presenza dei cenomani, fedeli alleati dei romani, favorì il processo di pacifica romanizzazione dell'area, compiutosi tra la fine del I sec. a.C. e gli inizi del I sec. d.C. secondo uno schema insediativo non più articolato in villaggi, ma in una fitta rete di aziende agricole (ville rustiche), che furono caratterizzate da un lunghissima continuità d'uso.
La caduta dell'impero determinò un'ulteriore fase di forte contrazione dell'insediamento, che - almeno allo stato attuale delle conoscenze - pare essersi risolta solo nella prima età basso-medievale con la fondazione dei castelli.
L'itinerario: da Peschiera del Garda a Cavriana
L'itinerario si snoda nel suo tratto iniziale lungo la ciclabile del Mincio, prendendo avvio sotto le arcate del ponte ferroviario di Peschiera del Garda.
Da qui, lungo una strada secondaria poco trafficata, si giunge presso la centrale termoelettrica di Ponti sul Mincio, dove ha inizio il percorso ciclabile vero e proprio, che poco più avanti, in corrispondenza della diga di Salionze, si sposta sulla sponda sinistra del fiume sino al ponte di Monzambano, celebre per gli avvenimenti della prima Guerra d'indipendenza.
Attraversato il ponte si sale verso il centro abitato e, lasciando alla propria sinistra il castello scaligero, si supera l'incrocio con la Strada dei Colli imboccando via Moscatello.
Percorse poche centinaia di metri, la seconda strada sterrata che si incontra sulla sinistra conduce all'insediamento neolitico della Tosina, che risalta nella sua forma perfettamente ellittica sul paesaggio circostante.
Ripresa via Moscatello ci si dirige poi a Castellaro Lagusello e, svoltando verso Cavriana all'altezza del monumento ai caduti, si raggiunge l'ingresso alla Riserva Naturale, posto sulla sinistra in corrispondenza di un parco giochi.
La strada sterrata circumlacuale, oltre a offrire incantevoli scorci sul borgo, tocca in rapida successione i siti dell'abitato palafitticolo di fondo Tacoli e della villa romana di località Batuda e lambisce il boscoso cordone collinare di Corte Galeazzo - Jüdes.
Tenendo la destra al termine dello sterrato una breve salita porta alla Strada Cavallara, ai lati della quale - procedendo verso Cavriana - sono i luoghi dei ritrovamenti di due importanti necropoli romane.
Giunti a Cavriana, oltrepassata la trecentesca porta dal caratteristico arco ogivale, si incontra il complesso di Villa Mirra, che ospita la sede del Museo Archeologico dell'Alto Mantovano.
Dopo la visita al museo è consigliabile salire alla suggestiva rocca gonzaghesca, dalla quale si gode di un incomparabile panorama che spazia su tutto il territorio delle colline sino al lago di Garda.