Ai piedi delle colline il corso del Mincio, libero dalle moderne arginature di bonifica, riacquista i suoi caratteri più naturali e distintivi.
E' questo finalmente l'ambiente descritto da Virgilio, nel quale il fiume scorre placido, tracciando ampi meandri in un territorio pianeggiante fatto di un alternarsi di coltivazioni e prati; è qui anche che, oltre le rive ombreggiate da alberi e arbusti, il Mincio si suddivide in più rami che stringono piccole isole ricoperte di vegetazione spontanea.
Ed è proprio su questi terrazzi che l'asse fluviale venne intersecato in età romana dalla principale arteria che attraversava i territori della Gallia Cisalpina: la via Postumia, strada di arroccamento e veicolo della romanizzazione.
Per quanto avvenuta pacificamente, la progressiva romanizzazione delle terre virgiliane non fu tuttavia priva di dolorose ripercussioni per le popolazioni locali, sottoposte, dopo la battaglia di Filippi, a una confisca delle proprietà che vennero distribuite tra i veterani; almeno inizialmente dovette scampare all'esproprio, grazie all'intervento di amici influenti come Asinio Pollione e Cornelio Gallo, il podere del poeta, posto "dove i colli cominciano ad abbassarsi e digradano con dolce pendio fino all'acqua e ai vecchi faggi". Dopo alcuni secoli di relativa tranquillità, fu ancora la Postumia a giocare un ruolo chiave nel quadro degli avvenimenti che caratterizzarono il periodo compreso tra la tarda età romana e l'altomedioevo. Ai flussi di genti che transitarono sulla via si devono infatti in primo luogo le importantissime testimonianze della presenza di insediamenti germanici, probabilmente riferibili a popolazioni di etnia visigota penetrate in Italia al seguito di Alarico, nel comprensorio gravitante intorno all'attuale località di Sacca di Goito, nei documenti antichi Gutus - goto - appunto.
Le stesse terre abitate e calcate due secoli più tardi dai longobardi che mossero alla conquista di Mantova, espugnata da re Agilulfo solo nel 602-603.
L'itinerario: da Pozzolo a Rivalta sul Mincio
L'itinerario dell'alta pianura corrisponde alla parte iniziale della Ciclabile Destra Mincio, che prende avvio dal ponte di Pozzolo.
Dopo aver toccato le località di Ferri e Falzoni, nei pressi di Torre il percorso si innesta in un tratto del rettifilo della Via Postumia, uno dei pochi che consente di apprezzare ancor oggi le originarie caratteristiche della strada e dell'ambiente da questa attraversato. Superata Torre, il tracciato torna a lambire le acque del fiume e giunge a Goito, dove attraversa la SS 236 in corrispondenza del "Ponte della Gloria", teatro l'8 aprile 1848 del celebre scontro tra i bersaglieri del generale Alessandro Lamarmora e le truppe austriache.
Tra campi coltivati la ciclabile prosegue quindi per Sacca. Poco prima dell'ingresso in paese, nella fascia che corre parallela alla provinciale Castellucchio - Goito, si incontra sulla destra l'area di ritrovamento della necropoli gota e longobarda e dell'edificio di culto altomedievale della strada Mussolina; poco più avanti, presso Corte Bassa, è inoltre certamente consigliabile effettuare una piccola deviazione per ammirare uno degli alberi più vecchi dell'intero territorio mantovano: una quercia dell'altezza di circa 30 metri inserita nell'elenco degli alberi monumentali d'Italia.
Da Sacca si procede infine per Rivalta, dove è possibile visitare la Riserva Naturale Valli del Mincio - un intrico di canneti, canali e prati galleggianti popolati da una ricca fauna - e il Centro Parco di loghino Ariello, affacciato sulla riva di un'ansa del fiume, che ospita tra l'altro un ostello della gioventù.